Affermare che questa persona sia ‘amica dell’ambiente’ è davvero un azzardo, il suo predecessore infatti aveva introdotto una serie di misure per la salvaguardia dell’ambiente, aventi alcuni effetti collaterali specie a carico dell’industria, col cambio della guardia questo quasi eroe quasi misterioso (molti avranno già mangiato la foglia) ha smantellato quanto fatto da chi lo ha preceduto. Sto parlando di….TRUMP!
O tempora o mores, direbbero i latini di fronte ad un politico come Donald Trump, specie perché allentando le maglie del controllo sull’inquinamento imputabile alla produzione industriale, l’inquilino della Casa Bianca si era inimicato ogni ambientalista mai vissuto su questo mondo, certo gli si possono muovere tante critiche -a ragione- ma le promesse almeno finora le ha mantenute: in campagna aveva promesso di dare una bella spinta all’industria e per farlo ha demolito quasi tutto quello che Obama aveva fatto per cercare di limitare i danni e partecipare alla sfida globale della tutela dell’ambiente.
In occasione dell’America Recycles Day, giunto al suo ventesimo appuntamento, l’amministrazione Trump ha rilasciato un comunicato ufficiale nel quale viene sottolineato come la percentuale di raccolta differenziata sia salita dal 7 al 34% dagli anni 60 ad oggi (principianti!) ed è proprio grazie al lavoro di tutti che sarà possibile salvaguardare la bellezza del territorio.
La nota inoltre sottolinea l’importanza della raccolta differenziata in quanto capace di dare un contributo positivo al mercato occupazionale creando nuovi posti di lavoro e quindi, indirettamente, rafforzare l’economia.
Hum…
Alla nota della Casa Bianca fa eco un comunicato di Scott Pruitt, amministratore dell’Environmental Protection Agency, l’ente governativo deputato a proteggere l’ambiente, il quale ha rammentato le dinamiche fondamentali dell’economia circolare: riusare e riciclare sono pratiche che possono aiutare noi, le nostre comunità e l’ambiente circostante facendoci risparmiare denaro, energia e risorse naturali.
Si potrebbe obiettare che la politica vive di proclami, e che l’ambiente non è mai stato una priorità per The Donald, ma a dispetto del più legittimo scetticismo un atto a firma di Keith Ellison, membro della Camera dei Rappresentati, vuole lo stanziamento di fondi federali per 100 milioni di dollari, a sostegno dei progetti di recupero di materiale e riduzione degli sprechi. Nonostante l’esame del provvedimento sia in stallo da febbraio, ed un provvedimento simile sia naufragato nel 2015, speriamo che stavolta The Donald colga la palla al balzo.
Quale? Be’ lo abbiamo detto almeno 100 volte che l’economia circolare crea posti di lavoro e quindi fa girare l’economia ad un costo più basso rispetto alla filiera produttiva che dipende dalle materie prime, senza contare che la politica protezionista di Trump, voluta per chiudere il mercato interno alla concorrenza globale, affamerà l’industria di tutte le materie prime di cui gli Stati Uniti non dispongono. E se gli approvvigionamenti transfrontalieri per effetto dei dazi non sono più economicamente sostenibili, dove reperire quello che serve a mantenere una produzione tale da soddisfare la domanda del mercato più consumista del mondo? Recuperando quelle già presenti entro le frontiere in forma di rifiuto.
Quindi, chi per un motivo chi per un altro, tutti stanno convergendo verso modelli circolari in quanto capaci di ridurre drasticamente le esternalità negative, creando al contempo posti di lavoro, nuovi mercati, ricchezza generale e offrendo una concreta soluzione al problema della gestione dei rifiuti, tutte cose che nell’economia americana si guadagneranno una green card in breve tempo.
A che punto siete voi con la differenziata? Non fatevi riprendere da Trump, lo sapete che non va troppo per il sottile!