Qualche tempo fa il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi aveva annunciato trionfante un nuovo piano per i rifiuti nella regione da lui amministrata, più impegnata sul fronte della raccolta differenziata e dell’economia circolare, così da poter rinunciare all’incenerimento come soluzione principale.
La politica però spesso vive di compromessi, ce lo ricorda tutti i giorni l’eterna disfida sulle punte tra le due fazioni di maggioranza al governo del paese, e così anche in Toscana l’idea di una regione verde è andata incontro ad una spiacevole battuta d’arresto. Nelle parole di Rossano Ercolini il conflitto tra Rossi e la frangia del PD fedele a Renzi ha paralizzato il governatore al punto di impedirgli l’adozione di un nuovo piano strategico che non puntasse sull’incenerimento, lasciando così i vecchi impianti a bocca asciutta e quelli di prossima realizzazione senza una raison d’etre.
Ma lasciando la politica da parte, la popolazione civile sembra essere decisamente contraria ad una gestione dei rifiuti che veda nell’incenerimento il suo primo e più importante pilastro, non a caso il progetto che prevede la realizzazione di un pirogassificatore nella valle del Serchio ha già ricevuto più di un parere negativo. I rapporti sulla fattibilità del progetto hanno prodotto un parere negativo anche sulla base del fatto che la limitata ventilazione della valle non consentirebbe ai gas prodotti dalle biomasse e a quelli residui del processo di combustione di disperdersi generando una sorta di cupola di miasmi pericolosi per la salute oltre che sgradevoli da respirare costantemente.
Non a caso le comunità che insistono nell’area del fiume hanno già raccolto qualcosa come 10.000 firme e il conteggio continua a salire.
Come immagino saprete, anche la vicenda del progetto dell’inceneritore di Firenze-Sesto Fiorentino-Campi Bisenzio è giunta ad una conclusione felice in quanto è arrivato lo stop definitivo dell’autorità giudiziaria.
Ma la vera novità è la conclusione di un altro iter giudiziario molto importante che riguarda l’inceneritore di Scarlino, nel Grossetano, per il quale il Consiglio di Stato ha disposto il divieto di rimettere l’impianto in funzione dopo lo stop. Un inceneritore costruito negli anni 60, pensato per bruciare la pirite, non aveva niente di moderno come sottolinea il sindaco di Follonica andrea Benini commentando la sentenza che accoglie i motivi addotti al ricorso contro la rimessa in servizio. in particolare il mancato rispetto delle prescrizioni in materia di riduzione delle emissioni derivanti dal processo di incenerimento.
Legambiente si rallegra degli esiti di questa vicenda giudiziaria sottolineando come venga così scongiurato il rischio che la Maremma divenga il punto di raccolta per lo smaltimento di rifiuti per tutta la Toscana, a detrimento della vera grande risorsa dell’area: l’ambiente.
Ma giustamente come si tutela l’ambiente dalla necessità di smaltire i rifiuti? Ridurne la produzione, riutilizzare ciò che acquistiamo, riciclare il più possibile, lo sapete come funziona l’economia circolare.