Ma nessuno si è accorto che ho saltato almeno due aggiornamenti? Penserete che abbia fatto bagordi o che me ne sia dimenticato, la realtà è molto diversa, dico sul serio. Ero rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!
Ancora una volta, se non avete colto la citazione è il caso che vendiate il vostro abbonamento della palestra e piazziate il vostro fondoschiena sul divano per accrescere la vostra cultura cinematografica. A snocciolare le scuse da me riciclate è stato il grande John Belushi nell’intramontabile ‘The Blues Brothers’, ma veniamo a noi.
Se ho mancato di farvi avere notizie dal mondo, posso garantirvelo, il mondo non è rimasto fermo a guardare (che poi, a guardare che? E’ il mondo…) e di cose ne sono successe tantissimo!
Ad esempio, in California è partito il progetto pilota della fondazione TheOceanCleanUp, con base nella cittadina olandese di Delft ma impegnata a ridurre la presenza di plastica negli oceani e quindi attiva sulla costa occidentale degli states. La fondazione, nella trama globale delle realtà attive nella tutela dell’ecosistema, è relativamente giovane ma ha già raccimolato diverse decine di milioni di dollari da supporter, sponsor e campagne crowdfundng, molti dei quali impegnati in attività di sensibilizzazione.
Altra parte è stata invece investita in R&D per mettere a punto una tecnologia che consenta di iniziare a rimuovere la plastica che si sta accumulando nelle acque di tutto il mondo, ve ne avevamo parlato qui. Ovviamente per ogni persona che si rimbocca le maniche ed inizia a fare qualcosa, ce ne sono almeno 5 che rimanendo comodamente adagiate sulle proprie natiche si limitano a criticare.
Infatti nei giorni scorsi TheOceanCleanUp ha iniziato a far girare i motori delle proprie macchine che stanno già raccogliendo la plastica (da destinarsi poi al riciclo o allo smaltimento) della Pacific Garbage Patch; l’obiettivo fissato dal fondatore Boyan Slat è di raccogliere il 50% della plastica che si ritiene sia presente in un dato tratto di mare nel periodo di 5 anni, per giungere ad una riduzione del 90% entro il 2040.
Sarà stato detto un milione di volte, anche in queste pagine, ma mi piace ricordarlo: la fondazione Ellen MacArthus ha stimato che seguendo questo andamento entro il 2050 la massa della plastica presente in mare supererà quella di tutti i pesci. Non so esattamente di che palla di cristallo, o mazzo di tarocchi, o pendolino, ma soprattutto di quale bilancia dispongano, per fare una previsione simile, ma lo trovo comunque sconfortante.
Nonostante la flotta di 60 unità attualmente all’opera per la mission di TOCU sia costata finora 21 milioni di euro, c’è chi -senza aver alzato un dito o fatto niente di lontanamente concreto- si permette di criticare il progetto. Tra i detrattori ci sono anche persone che hanno una certa cognizione di causa, come la non-profit 5 Gyres la quale sostiene che TOCU non abbia avuto prodotto un rapporto sull’impatto ambientale sufficientemente approfondito e non abbia preso in considerazione alternative come quella, in uso in Toscana (e ne abbiamo parlato qui) di far raccogliere la plastica ai pescatori.
Ma Slat, premiato dalle Nazioni Unite e da Intel, non è scemo, e ha fatto presente che una soluzione non esclude l’altra e il problema è multidimensionale: il sistema messo a punto da TOCU privilegia i rifiuti di dimensioni medio-grandi al fine di impedirne la fotodegradazione e quindi la riduzione in microplastiche, delle quali non sentiamo davvero il bisogno.
Se mi è permesso aggiungere una considerazione personale, non ho visionato questo rapporto sull’impatto ambientale che la 5 Gyers ritiene troppo superficiale, ma direi che il progetto di TheOceanCleanUp si pone un nobile traguardo e in mancanza di opzioni migliori è qualcosa, mi viene tra l’altro difficile credere che la comunità internazionale sia gelosa al punto da impedire ad altri, con idee migliori, di farsi avanti per risolvere un problema che nessuna istituzione ha mai voluto affrontare direttamente, se non con i soliti giri di parole. Tanto più che un’idea, anche se sbagliata, provoca il dibattito e sprona le persone a dare il proprio contributo arrivando a suggerire soluzioni tecniche preferibili per efficacia e impatto.
Quindi fino a che non verranno proposti approcci migliori avanti tutta TheOceanCleanUp, e in #@&§ alla balena!