Ogni anno il 14 febbraio si celebra San Valentino, un santo di cui quasi nessuno conosce la storia, ma da tutti conosciuto come il protettore degli innamorati. San Valentino, detto Valentino di Terni, fu un martire cristiano vissuto nel terzo secolo. Alcuni documenti storici narrano del suo martirio ad opera dei soldati romani: tortura e decapitazione. La festa di San Valentino ha pertanto origini religiose, istituita nel 496 da papa Gelasio I, ha rimpiazzato una festa più antica, i Lupercalia, celebrata intorno alla metà di febbraio. Dei Lupercalia ce ne parla Plutarco nelle Vite parallele: il Lupercale era una grotta, poi divenuta santuario, dove i Romani veneravano il dio Luperco (Fauno), antica divinità della Roma antica invocata a protezione della fertilità.
L’associazione specifica del santo di Terni con l’amore romantico e gli innamorati appare del tutto arbitraria, infatti si dice solamente che, tra gli altri miracoli, Valentino avrebbe riconciliato due giovani che stavano litigando, porgendo loro una rosa.
Proprio le rose sono uno degli oggetti del desiderio dei giovani “innamorati” di San Valentino e, secondo Assofioristi-Confesercenti Modena, nella maggior parte dei casi vengono importate, in aereo, da Colombia, Ecuador o Olanda, con metodi di coltura tutt’altro che sostenibili. Ogni singolo gambo dei 55 milioni di rose, che si stima siano vendute il 14 febbraio, richiede almeno 10 litri di acqua. Il calcolo dell’acqua sprecata è tanto semplice che riesce anche a chi, come me, con la matematica non si trova proprio a suo agio.
Fermiamoci un secondo. Riflettiamo. E’ davvero necessario
andare a rimpinzarsi di carne o pesce nei ristoranti, regalare rose che si
seccheranno nel giro di poche ore e corteggiare forzatamente il proprio partner
solamente perché lo dice il calendario?
Se l’orologio ci dice che è ora di pranzo o di cena e non abbiamo fame,
mangiamo lo stesso? E se invece abbiamo fame, perché non mangiare anche fuori
dagli orari prestabiliti?
Non voglio parlare dell’amore, del quale non so niente, ma ritengo giusto e
doveroso in questi casi staccarsi dalla meccanicità e dalla commercializzazione.