E’ stato detto molte volte ma so benissimo che ancora non entra in testa a nessuno: riciclare appartiene al passato, oggi, data l’emergenza già ampiamente in atto, la vera necessità è ridurre, osservando i comandamenti dell’economia circolare. Il che non vale però a dire che possiamo smettere di riciclare, anzi, dobbiamo farlo in modo più intenso ed intelligente, semplicemente se cambiano le regole del gioco dobbiamo adeguarci! Quello che infatti succede è che la legge dice cosa sia possibile fare e in che misura, pensate ai prodotti assorbenti per la persona che non potevano essere riciclati -nonostante avessimo già un impianto pronto a trattare questo tipo di rifiuto- solo perché mancava un decreto. Poi con un decreto tutto è cambiato. Potete leggere la vicenda relativa all’end of waste dei pap qui. Analogamente è la legge che dice quale percentuale di PET riciclato può essere utilizzata per gli imballaggi dei prodotti alimentari al fine di assicurare un livello elevato di salvaguardia della salute del consumatore finale. L’ultima cosa che vogliamo infatti è condire la nostra insalata con con olio aromatizzato alla plastica ma la questione microplastiche sussiste a prescindere dalla percentuale di PET riciclato nell’involucro o imballaggio che sia. E proprio perché per determinati alimenti siamo fermi al palo, nel senso che non sembrano essere ammesse alternative al PET, tanto vale usare PET riciclato il più possibile. Facciamo un passo alla volta.
l manifesto del progetto RE-PACK EDOILS è chiaro: ridurre l’impatto ambientale connesso al confezionamento, senza che ciò vada a scapito della qualità né della salubrità dei prodotti commercializzati, questo consentirà di diminuire la quantità di imballaggi alimentari prodotti in Europa, i quali rappresentano del resto circa il 60% del totale.
Come si sviluppa questo progetto così semplice eppure così intelligente?
Step 1: ottimizzare il processo di riciclo della plastica. Questa è una cosa da accogliere con favore a prescindere dall’impiego di PET riciclato al 100%, ma in questo senso è importante sottolineare che il processo a cui è sottoposta la plastica riciclata nel caso del RPET 100% è più complesso, di fatti la plastica raccolta viene prima ridotta in frammenti molto piccoli, poi decontaminata ed infine trasformata in PET riciclato. Il processo deve essere ovviamente in linea con gli standard dalle normative europee, in particolare il Regolamento 282/2008, ma le aziende certificate coinvolte in questo progetto hanno ottenuto parere favorevole dall’EFSA nel 2012 contribuendo ad arricchire la strategia dei rifiuti non solo italiana ma europea.
Step 2: realizzazione di preforme e bottiglie in PET riciclato 100%.
Step 3: valutazione di funzionalità e salubrità degli imballaggi realizzati in PET riciclato 100%.
Ovviamente posto il via libera dell’EFSA (EFSA Journal 2012; 10(8): 2827 [18 pp.]) è stato formulato un business plan per la commercializzazione di preforme e bottiglie destinate agli oli alimentari, l’impiego di RPET 100% ha consentito la riduzione di consumo di PET vergine ma anche una riduzione del peso della stessa bottiglia del 10%, inoltre il processo produttivo non risente assolutamente dell’impiego di RPET 100% mantenendo gli stessi ritmi avuti con RPET 50% o PET vergine.
Ovviamente impiegare una materia prima-seconda ha molti benefici anche in termini di miglioramento delle performance ambientali, cioè di riduzione dell’impatto ambientale dell’intero processo produttivo, ‘from cradle to grave’ secondo la terminologia anglosassone, di fatti l’immissione di CO2 scende del 12% il consumo di energia del 13% e quello di acqua del 10%, ovviamente tutto consente anche un aumento nel riciclo dei materiali pari al 13%. I test cui sono stati sottoposti i profilati realizzati in RPET 100% hanno inoltre dimostrato che l’utilizzo di materie prime seconde non influisce negativamente sulla cosiddetta shelf life, ossia la durevolezza del prodotto in condizioni di integrità (detta in parole povere, quanto dura la bottiglia prima di iniziare a compromettersi e perdere pezzi) il che rende le bottiglie idonee anche per la distribuzione di alimenti pregiati come olio d’oliva ed olio EVO.
Quindi in ultima analisi la tecnologia ci consente di aggiungere un nuovo pezzo nel nostro puzzle della sostenibilità alzando la percentuale di RPET che possiamo utilizzare per la produzione di nuovi imballaggi, quello che manca è una legge al passo coi tempi, cosa per la quale tutti abbiamo una finestra di intervento, da consumatori non solo possiamo preferire prodotti con un packaging riciclato in tutto o in parte ma possiamo anche scrivere alle istituzioni e ad altre aziende perché facciano un balzo in avanti sul percorso ad ostacoli della sostenibilità.
Visti i numeri diffusi ad oggi per il progetto RE-PACK EDOILS, che sono molto incoraggianti, voglio credere che la strada sia tutta in discesa, ma nel botta e risposta tra società civile e politica è importante restare sempre all’erta!
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