Ormai lo sanno tutti che mari ed oceani di tutto il mondo sono pieni di microplastica, della famosa Pacific Garbage Patch ne abbiamo parlato qui sul blog e prima di noi lo hanno fatto in tanti, un grido disperato che per lo più precipita nel silenzio e nell’indifferenza.
Di progetti in corso d’opera ce ne sono tanti, fondazioni, grandi organizzazioni non governative, gruppi locali, tutti impegnati nell’incentivare l’adozione di una strategia trasversale che consenta ai nostri mari di tornare a respirare liberandosi dalla morsa della plastica, un percorso lungo e in salita ma l’alternativa è quella di rassegnarsi ad una fine ingloriosa di tante specie animali, e in ultimo della nostra.
Il WWF aveva lanciato l’allarme qualche tempo fa denunciando il livello critico di inquinamento del Mar Mediterraneo, ormai anch’esso attanagliato dal dramma delle microplastiche, ma secondo un più recente studio del CNR sembra che in realtà il problema abbia una portata ben più ampia di quanto prospettato, infatti lo stesso Mar Tirreno sembrerebbe aver assembrato la sua personalissima isola di plastica complice l’accumulo di rifiuti in mare e le correnti marine.
La sua collocazione non è certa ma si ritiene che si trovi tra l’Isola d’Elba, Capraia e il corno della Corsica; come le sue sorelle maggiori anche questa non è una vera e propria isola di plastica, non tanto per il fatto che non ci si può approdare con un’imbarcazione, quanto più per il fatto di essere in realtà una sorta di densa poltiglia composta da migliaia di frammenti di microplastica le cui dimensioni sono inferiori a 2 millimetri. Voi dareste ai vostri figli un omogeneizzato alle microplastiche?
Be’ anche non volendo le microplastiche sono entrate a far parte del nostro quotidiano, anche se non siamo tipi da spiaggia: scarichiamo i rifiuti in mare, questi si fotodegradano riducendosi in minuscoli pezzettini che entrano nel ciclo biologico venendo mangiati dai pesci prima di tutto ma anche tramite canali secondari.
Sfortunatamente queste microplastiche non possono essere raccolte e portate via dai molti volontari che ciclicamente si presentano sulle spiagge e sulle sponde dei fiumi di tutta Italia pronti a raccogliere i rifiuti abbandonati, queste microplastiche vengono scambiate col plancton dalle balene, col risultato che questo muoiono di fame perché dopo essersi fatte una bella scorpacciata di plastica avvertono un falso senso di sazietà al punto di morire di fame.
Questo è il motivo per cui ad ognuno di noi viene richiesto di esercitare il diritto ad un ambiente sano in cui crescere e contribuire allo sviluppo della società civile, quando esigendo una posizione coraggiosa da parte delle istituzioni, quando agendo in prima persona. Dobbiamo solo decidere se rispetto alla questione delle microplastiche vogliamo essere parte della soluzione o parte del problema!