Sempre più spesso e in contesti sempre diversi salta fuori il nome di Greta Thunberg, non mi stupirei di trovare una pagina sui maggiori social che imputa a Greta l’invenzione delle scale o la sintesi di una molecola straordinaria che consente di mangiare legumi senza soffrire di flatulenza.
Guardando ai fatti la giovanissima attivista svedese, pilotata o no, ha smosso un sacco di persone ed istituzioni, di risultati non parlo perché come fai a dire dove il suo contributo sia stato significativo e dove no, certo è che le manifestazioni fridays for future e lo sciopero della scuola per il clima sono ormai il suo marchio di fabbrica.
A rispondere alla call for action di Greta Thunberg però non sono stati solo gli studenti di mezzo mondo, pensate che mercoledì 1 maggio il parlamento del Regno Unito, con tutto che la Brexit gli sta dando non pochi problemi, ha approvato con un provvedimento bipartisan la dichiarazione di emergenza climatica ed ambientale. Cosa vuol dire? Che il tempo scorre e le opzioni sono sempre meno. Il Regno Unito si è già impegnato a ridurre dell’80% le emissioni di CO2 rispetto ai livelli registrati nel 1990 e ha adottato tutta una serie di politiche atte a combattere il fenomeno dell’inquinamento atmosferico, un programma trasversale che riguarda l’approvvigionamento energetico, il miglioramento dell’efficienza energetica delle case e molto altro, dimostrando di aver compreso come il problema richieda un approccio multilaterale.
E dopo il Regno Unito è toccato ad altri paesi adottare risoluzioni simili, come ad esempio l’Irlanda che ha seguito l’esempio dei vicini di casa nonostante -storicamente- non corra buon sangue. Pensate che nonostante la notizia venga oggi riportata dai quotidiani come una novità, è da novembre 2017 che l’Islanda è guidata da un primo ministro donna che proviene dai ranghi degli ambientalisti ed ha fissato il 2030 come anno entro il quale il paese diventerà carbon neutral, e questo sì che è un impegno ambizioso (si ok il paese è piccolo, scarsamente popolato e può contare sulla geotermia).
Anche l’Italia ha portato nel suo parlamento una proposta simile ma nel belpaese la politica non guarda ai fatti e così mentre le mozioni delle forze di opposizione che volevano la dichiarazione dell’emergenza climatica sono state bocciate, la mozione presentata dalla maggioranza è stata approvata, peccato che questa NON parli di emergenza climatica. La senatrice Loredana De Petris (LeU) critica la scelta del governo accusandolo di aver chinato il capo di fronte alle pressioni della Lega da sempre contraria agli accordi di Parigi. Il tutto è avvenuto -manco a farlo apposta- nella giornata mondiale per l’ambiente, dedicata quest’anno all’inquinamento atmosferico.
Fortunatamente non tutti pensano solo a far salva la poltrona e così la Regione Toscana ha approvato una mozione che dichiara l’emergenza climatica ed ambientale, chiama la regione a prendere consapevolezza ed assumersi responsabilità in merito, al fine di adottare misure concrete per combattere il cambiamento climatico. Tra esse, alcune di carattere generale come l’adozione di modelli ad emissioni basse o nulle, vi sono anche delle scelte ambiziose e inusuali rispetto alle quali è facile entusiasmarsi, come ad esempio l’idea di escludere dal patto di stabilità le spese sostenute per gli investimenti volti a ridurre le emissioni climalteranti.
Per quanto io sia un ambientalista (non starei qui altrimenti) quando leggo di simili proposte storco un po’ il naso perché laddove lo stato può indebitarsi senza controllo il piatto è troppo ricco e la criminalità organizzata non sa resistere alle tentazioni.
Stessa presa di posizione per Padova, Lucca, e molte altre realtà istituzionali dove l’emergenza climatica è stata messa nero su bianco nelle assemblee rappresentative, e dove ognuno quindi si impegna ad attivare dei meccanismi volti a combattere il cambiamento climatico in atto.
Voglio riportare qui una dichiarazione di Giacomo Giannarelli, del M5S, il quale ha annunciato che avrebbe appoggiato la mozione presentata al Consiglio Regionale della Regione Toscana ma di non ‘condividere il maggior sollecito al Governo’ in quanto il ministro Costa ha già dimostrato una proattività che mai si era vista prima. Per quanto il citato Ministro stia veramente lavorando per il futuro del paese, e ne avevo parlato in questo articolo sul nuovo sistema di tracciamento dei rifiuti, mi manca un tassello, quello per cui se stiamo facendo abbastanza allora l’emergenza climatica non sussiste…Ricapitolando: nei fatti siamo in piena emergenza climatica ed alcuni stati lo hanno riconosciuto ufficialmente, tra questi stati non rientra l’Italia, o meglio, le singole regioni e le singole municipalità sì, ma lo stato centrale no.
Perché stiamo facendo abbastanza.
Bene ragazzi, chiudete tutto, emergenza rientrata, stiamo facendo abbastanza, lo hanno detto in tv, niente più emergenza, torniamo a bruciare carbone come non ci fosse un domani.
Be’ il problema è che di questo passo un domani non ci sarà davvero perché politiche serie atte ad incentivare l’efficienza energetica, l’adozione di modelli di economia circolare, l’emancipazione da fonti fossili, non ne ho ancora viste. Anzi. Vi racconto una barzelletta: Pierino va dal tecnico installatore di pannelli solari per fare un impianto per la sua nuova casa ma il tecnico gli dice che non può mettere i pannelli sul tetto perché la zona in cui si trova la casa è soggetta a vincolo paesaggistico.
‘Vincolo di cosa?’
‘Paesaggistico’ ripete il tecnico
‘Ma vivo in un sobborgo, da cosa nasce questo vincolo?’
‘Vicino casa tua c’è un cimitero e un’autostrada’
-fine
Non fa già ridere così?!
No, non fa ridere, è un’amara realtà dove non solo lo Stato non adotta nessuna misura concreta che avvii una transizione verso la sostenibilità ambientale, ma complica le cose anche per i singoli, perché posso anche capire che non offra incentivi, ma addirittura impedire l’installazione di un impianto fotovoltaico per la sussistenza di simili vincoli ha del paradossale, un po’ come dire che l’emergenza climatica ed ambientale esiste, ma solo a livello mondiale e di enti locali, a livello statale no.