Non so voi, ma al quartier generale di Recyclize, che è un po’ come la Fortezza della Scienza del grande Mazinger solo fatta con le scatole di cartone, la gente ci sente benissimo. Infatti quando arriva il ragazzo della pizza corriamo ad aprire a velocità Mach3. E proprio perché ci sentiamo benissimo abbiamo deciso di raccogliere un appello e farci promotori dell’importante messaggio che questo porta con sé: #timeisup.
Il tempo è scaduto.
Per lunghi anni abbiamo immesso nell’ambiente circostante rifiuti di ogni genere, gas, liquami, scarti, e chi più ne ha più ne metta, senza troppo preoccuparci delle potenziali conseguenze. Una di queste è sotto gli occhi di tutti: i mari sono saturi di schifezze finite in acqua perché non sappiamo (in misura diversa) gestire correttamente il nostro ciclo dei rifiuti.
Sono famosissime le immagini che ritraggono carcasse di uccelli morti per cause verosimilmente associabili all’ingerimento di grandi quantità di plastica; forse meno famosa ma comunque di grande impatto è la foto ‘Sewage surfer’ che ha portato Justin Hofman tra i finalisti del concorso ‘Wildlife photographer of the year’ raffigurante un cavalluccio marino che trasporta un cotton-fioc, nelle acqua dell’Indonesia, uno dei tanti paesi del sud est asiatico dove i turisti vanno in cerca di spiagge incontaminate per poi trovarsi davanti lunghe lingue di sabbia costellate di rifiuti; sempre più ‘normali’ le foto di surfisti che si avventurano sotto le onde evitando immondizia come Keanu Reeves fa nel primo (ed unico del resto) Matrix; viaggiatori in cerca di una svolta spirituale che arrivano di fronte al maestoso Taj Mahal, in India, per poi scoprire che guardando al celebre monumento nazionale da una prospettiva diversa da quella comunemente ritratta nei reportage di viaggio, nemmeno un sito come quello, carico di valore religioso, è stato risparmiato dalla piaga dei rifiuti.
Non c’è scampo.
E non c’è tempo.
L’appello ad intervenire è stato lanciato tempo fa, quando qualcuno si è accorto che tutta la plastica che producevamo già con l’idea di disfarcene ad uso ultimato sarebbe finita…chissà dove. Perché il problema di come gestire i rifiuti non è mai stato un problema del consumatore, ma di altri. Chi siano questi altri, ancora oggi non è chiaro.
Ad oggi l’eco di questo appello è molto forte ma le contromisure prese dai governi dei paesi maggiormente responsabili per il problema non sono tali da offrire una risposta adeguata. Per far sì che le popolazioni del pianeta facciano pressioni sulle rispettive istituzioni sono nati movimenti di sensibilizzazione che hanno addirittura radicato la propria presenza promuovendo non solo delle attività continuative, come Greenpeace, o Seasheperd, ma sono state istituite delle vere e proprie ricorrenze, come l’EarthDay , la giornata mondiale della Terra (il pianeta!!!) istituita dall’ONU 50 anni or sono.
L’EarthDay network ha addirittura lanciato un nuovo appello tramite il suo account twitter, a formare un esercito di volontari dall’animo verde (che se non ci avete fatto caso è il colore che abbiamo scelto per Recyclize) per diffondere il verbo green, questo non solo per ‘evangelizzare’ le nostre sorelle e i nostri fratelli meno attenti al problema dell’ambiente, ma anche per avere una generazione di attivisti pronta a trasmettere il messaggio alle generazioni future, così da rinforzare la consapevolezza in chi verrà dopo di noi, visto che saranno proprio i nostri ‘eredi’ a dover gestire le conseguenze della nostra inerzia.
Iniziative a giro per il mondo ce ne sono tante, a partire da quelle che spingono verso l’autoanalisi, cioè verso un esame del nostro impatto ambientale, della nostra carbon footprint, in qualità di singoli. Quanto i nostri comportamenti quotidiani possono pesare sull’ambiente? In che modo possiamo migliorare? Ci sono tanti strumenti per avere un’idea di massima di come le nostre abitudini di consumo possono fare la differenza, e vi consiglio di usare questa così da farvi un’idea di quanto la filosofia ‘usa e getta’ stia letteralmente avvelenando la vita sulla Terra.
Nei prossimi giorni parleremo di quello che in concreto viene fatto a giro per il mondo, in attesa, una partita a Recyclize per fare bene la differenziata è quello che ci vuole!