Con un’estensione inferiore a mezzo km2 e una popolazione più contenuta di un paesino d’alta montagna Città del Vaticano non entra certo in competizione con città come Parigi o San Francisco e l’idea che avessero difficoltà a gestire la raccolta differenziata ha senso solo se si pensa alla tragedia che sta vivendo Roma ormai da anni. Però fa sorridere il pensiero che in un posto così piccolo (ci sono star del cinema che passano le loro vacanze in ‘case al mare’ grosse 10 volte tanto) non riuscisse a mettere i cestini per la raccolta differenziata, tra un marmo pregiato e un affresco non trovi lo spazio per mettere il bidone della carta? Non ti biasimo, ma magari più nascosto, dietro un angolo, qualcosa ci possiamo infilare, qualcosa di discreto ed efficace.
Ma al di là di tutte le speculazioni che si possono fare stando comodamente seduti davanti al pc, la raccolta differenziata in Città del Vaticano è ferma al 55%, dato tutto da verificare ovviamente, e fino a tempi più recenti sembra che tra le priorità della Santa Sede non vi fosse la sostenibilità ambientale. Tuttavia Papa Francesco ha dimostrato una sensibilità al tema decisamente più sviluppata rispetto ai suoi predecessori non a caso è sua l’enciclica ‘green’ Laudato Si, ed è sempre stato Bergoglio a ricevere Leonardo di Caprio, che tra le star di Hollywood è sicuramente quella che con maggior convinzione ha sposato la causa della lotta al cambiamento climatico.
Nell’area di San Pietro non si vedono i cassonetti stracolmi che sono diventati un po’ il simbolo della capitale italiana scalzando la lupa del mito, e per terra non ci sono né cartacce né sigarette, perché i cestini ci sono e Rafael Ignacio Tornini, quale responsabile del Servizio giardini e nettezza urbana, assicura il corretto conferimento al giusto contenitore. Nel 2016 il dato -poco incoraggiante- relativo alla differenziazione del rifiuto urbano vedeva la raccolta differenziata a quota 35% salito al 55 nel giro di due anni, ma l’obiettivo è quello di raggiungere il 75% entro i prossimi tre.
Il lavoro fatto è davvero impressionante, i codici CER (i codici che identificano a quale classe appartiene un dato rifiuto e quindi chiarisce come vada trattato) gestiti da San Pietro sono più di 80 e la percentuale di rifiuti indifferenziati è ferma al 2% ma l’obiettivo è di andare poco sopra lo 0.
Ma non è tutto perché come incaricato del servizio poco sopra ricordato, Tornini ha avviato dei progetti di recupero della frazione organica con cui si realizza il compost per i giardini del Vaticano, un modo per alimentare la filiera dell’economia circolare in ambito locale, inoltre -come dovrebbe essere- è stato introdotto l’attesissimo divieto di vendere plastica monouso, sebbene non meglio specificato e quasi certamente riferibile alle sole bottiglie d’acqua, così anche il microstato vira verso il plastic free e un piano improntato sulla sostenibilità.
Iniziative del genere vanno sempre apprezzate, ma non sentite puzza di greenwashing?