Scrivere brutte notizie sull’ambiente è deprimente, così come lo è organizzare eventi di clean up dovendo attenersi alle rigide regole di distanziamento di questo “periodo Covid”, sulle quali certamente evito di entrare nel merito, limitandomi a dire che il poter socializzare è un traino fondamentale per ogni volontario.
Tuttavia un blog di educazione ambientale ha il dovere di sviscerare dati e portare l’attenzione del lettore su tutto ciò che minaccia e danneggia l’ambiente in cui viviamo, andando oltre la manipolazione dell’informazione operata dai media mainstream.
Oggi voglio parlarti, infatti, di un argomento di cui si è sentito spesso parlare, anche a sproposito, sui media tradizionali l’anno scorso, in riferimento a quanto successo in Siberia, in Amazzonia, alle Canarie e poi in Australia. Avrai forse già capito che ti parlerò di incendi.
Ti sarà sorta una domanda: in che modo i giornali e i media hanno alterato la percezione del problema e manipolato l’informazione?
Te lo spiego brevemente con un esempio specifico.
Nell’estate 2019, mentre in tutto il Brasile si contavano 2.127 focolai attivi e i giornali facevano la gara a chi sparava il titolo più catastrofista sull’Amazzonia, incolpando più o meno giustamente il presidente Bolsonaro, in Angola (3.395) e in Repubblica democratica del Congo (6.902) di focolai ce ne erano oltre 10.000.
Hai letto una singola parola, su qualche giornale, dell’Africa sub-sahariana dilaniata dagli incendi? No, esatto.
Ad ogni modo, non voglio soltanto polemizzare, né parlare di quanto accaduto nello specifico durante l’estate del 2019.
Quello che mi interessa comunicarti è che la situazione incendi causa danni irreparabili e non sta affatto migliorando, anzi.
Solo in Australia sono bruciati 85mila chilometri quadrati di foreste, e circa altri 10mila chilometri quadrati di altre aree: una superficie più grande di quella del Portogallo.
Senza dubbio i cambiamenti climatici sono una delle cause principali dei roghi. La siccità, dovuta ad una significativa riduzione delle precipitazioni estive, è senza dubbio il fattore che maggiormente sta contribuendo all’aumento degli incendi.
Non facciamo l’errore di pensare che il problema non tocchi l’Italia direttamente con un impatto altrettanto devastante, nel 2019, rispetto all’anno precedente, gli incendi in Italia sono addirittura triplicati. Quest’anno se qualcuno si aspettava un’inversione di tendenza, si dovrà ricredere, infatti, rispetto allo scorso anno, c’è stato un ulteriore aumento del 20% (dati Coldiretti).
Una percentuale triste è invece rimasta inalterata. Si tratta degli incendi di origine dolosa, che anche nel 2020 è al 60%. Questo significa che sei incendi su dieci sono appiccati appositamente e volontariamente da mano umana.
Immagino anche a te questo dato provochi un certo disgusto.
Non sempre però bisogna rifarsela con gli imbecilli, bisogna infatti ricordarsi che almeno tre dei restanti quattro (su dieci) incendi sono colposi.
Colposi significa che mentre sto facendo un barbecue all’aperto, dei carboni ardenti potrebbero scoppiare fuori e prendere fuoco, oppure mentre sto guidando l’auto, finito di fumare una “gustosissima” sigaretta potrei gettarla ancora accesa (serve davvero il cervello spento) fuori dal finestrino.
Le sigarette, nonostante debbano essere prodotte “a prova di incendio”, continuano a fare danni incalcolabili se gettate a terra (anche se spente).
A prova di incendio significa che qualche anno (ormai una decina a dire il vero) sono obbligatorie le LIP (Low Ignition Propensity) altresì dette sigarette anti-incendio, sigarette progettate per spegnersi autonomamente se non fumate. Se tu sei un fumatore, tuttavia, ti sarai reso conto che qualsiasi sigaretta, anche se lasciata nel posacenere per un bel po’, non si spegne!
Perché dovrebbe spegnersi in un bosco?
Dal momento che gli incendi boschivi causano danni irreparabili alla biodiversità, per ripristinare la quale a volte sono necessari centinaia di anni, probabilmente è necessario un tempestivo intervento su due fronti distinti, ma ugualmente importanti.
Da una parte serve investire per facilitare la ripresa degli habitat naturali; dall’altra è necessario invertire la tendenza dell’aumento dei roghi, facendo anzitutto applicare la legge contro gli incendi boschivi.
Abbiamo dei satelliti che possono vedere ovunque, è possibile che non riusciamo mai a rintracciare i piromani?
Vogliamo iniziare ad utilizzare la tecnologia per la giustizia?
Sarebbe inoltre opportuno incentivare l’educazione ambientale, non solo tra i giovani, non solo a livello scolastico.
Perché l’ignoranza e le cattive abitudini sono trasversali.
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