Ogni giorno io mi alzo e penso a quanto mi costa mangiare: da un lato mangio una quantità di pizza che se ne destinassi il 50% all’Africa risolverei il problema della fame nel mondo, dall’altro il problema degli imballaggi che purtroppo accompagnano il consumo di generi alimentari è per me un fardello non da poco, il cibo quindi ha un costo non solo in fase di approvvigionamento ma anche in fase di smaltimento.
Se vi dicessi che c’è un posto, e potrebbero essercene molti, dove vi presentate con le borse della spesa piene di rifiuti e ne uscite con le borse piene di frutta e verdura? Più di 10 anni fa ormai vivevo in Germania, a Francoforte sul Meno (se avete il senso dell’umorismo di mio padre vi anticipo che non esiste Francoforte sul Più) e nel supermercato sotto l’ufficio dove lavoravo c’era una macchina nella quale le persone inserivano lattine e bottiglie vuote, la macchina leggeva uno speciale codice ed erogava uno scontrino contenente un buono sconto immediatamente spendibile per la spesa. Più rifiuti conferivi più sconto avevi, quindi le persone arrivavano cariche di rifiuti e uscivano cariche di spesa. Niente di nuovo fin qui.
Ovviamente se i produttori non aderiscono al sistema i rifiuti devono essere differenziati dal cittadino e conferiti secondo le regole in vigore nel comune del caso, quindi veniva a crearsi un doppio binario per la gestione dei rifiuti.
Ripeto, questo accadeva più di 10 anni fa.
Ultimamente c’è chi sta cercando nel suo piccolo di far tornare in auge, con qualche variazione sul tema, lo stesso meccanismo.
Ci sta riuscendo alla grande Nonsonorifiuti.it il sito web che promuove un progetto di recupero di materie prime cui va riconosciuto un grande merito, quello di rendere immediatamente apprezzabile il concetto di economia circolare. Prima si dovrebbe ridurre e riusare, e solo in ultimo riciclare, è vero, ma guardiamo a questa pratica virtuosa: poiché alcune materie possono essere recuperate le persone portano la materie e SFNA, il soggetto giuridico che permette a questa realtà di operare nel mercato, paga.
Il meccanismo è semplice e il sito web indica tutte le regole da seguire per facilitare il lavoro dei cittadini e degli operatori del Box95, il luogo fisico in cui avviene il conferimento, sito presso il Mercato Trionfale e presidiato dalla presidentessa Silvia Cavaniglia.
Dopo anni di esperienza accumulata lavorando per una cooperativa legata ad Ama -la municipalizzata che a Roma si occupa della raccolta dei rifiuti- Silvia ha deciso di avviare un’attività che consenta di percepire immediatamente i benefici della raccolta differenziata e dell’economia circolare in generale, ed approfittando del momento in cui vengono conferiti i rifiuti, oltre ad accreditare il corrispettivo della differenziata consegnata, l’operatore di turno dispensa qualche pillola di saggezza ecosostenibile.
La lista delle materie prime accettate dal Box95 è disponibile online unitamente al prezzo corrisposto per ciascuna risorsa, 10 centesimi al kg per l’alluminio, 3 cent per la plastica PET; ma tra gli ‘scarti’ benvenuti figurano anche tessuti e vestiti, olio esausto, carta, piccoli elettrodomestici ed ovviamente il rame. Che fine faranno poi? Sono gli stessi operatori a dirlo ai cittadini, elencando tutte le possibilità che si aprono una volta differenziati correttamente i rifiuti domestici. Quello che ricordo sempre con più insistenza è l’olio esausto che per pigrizia viene spesso scaricato nel lavandino creando danni inimmaginabili, un litro di olio su una superficie d’acqua crea una pellicola vasta come un campo da calcio e inquina un milione di litri d’acqua. Prima che i sensi di colpa vi assalgano voglio precisare alcune cose: spesso parlo dei danni di un allarmismo immotivato, per quanto riguarda l’olio, quello che viene versato nel lavandino finisce -si spera- in qualche depuratore, quindi a meno che non andiate sul lago di Braies con una latta d’olio il famigerato campo di calcio che impedisce l’ossigenazione dell’acqua non lo troverete, così come l’inquinamento del milione di litri di acqua, un litro d’olio la inquina nel senso di renderla non potabile, quel acqua farà sonoramente schifo e continuerete a far boccacce per secoli ma non vi ucciderà. Non voglio però lanciare il messaggio sbagliato: l’olio vegetale scaricato nel lavandino alza i costi di depurazione (e quindi tassa sui rifiuti e bolletta dell’acqua) e rischia di inquinare davvero falde fiumi e laghi se non è previsto alcun processo di trattamento (come avviene ad esempio a Venezia se non sbaglio) mentre se correttamente conferito l’olio può essere trasformato in preziosissimo biodiesel!
Se avete da parte qualche soldo e l’iniziativa del Box95 vi piace, Silvia Cavaniglia precisa che bastano 25.000 euro per imbarcarsi in questa avventura, che della sostenibilità ha fatto la sua crociata a tutto tondo: la maggior parte dei cittadini che conferisce rifiuti invece di incassare il corrispettivo sceglie di devolvere tutto in beneficienza!