A parole siamo tutti bravi, tutti vogliamo bene al nostro pianeta, nessuno abbatterebbe mai un albero, siamo tutti contro l’effetto serra e il riscaldamento globale.
Quando pero’ si tratta di agire per dare una sterzata, ci dimentichiamo i buoni propositi e continuiamo a spendere nel peggior modo i nostri soldi così duramente guadagnati.
Oggi è la giornata simbolo del consumismo, il Black Friday, il giorno in cui veniamo sommersi di pubblicità fatte di sconti che, il più delle volte, sono tra l’altro vere e proprie truffe. In questo stesso giorno abbiamo pensato bene di scrivere alcuni numeri, purtroppo senza sconti, per capire se davvero possiamo permetterci di continuare a vivere con la sindrome dell’acquisto compulsivo.
Dall’era preindustriale ad oggi, stando a recenti studi, la temperatura nella zona mediterranea è aumentata di 1,4 gradi centigradi e sta avendo una conseguenza catastrofica sulle precipitazioni. Quelle estive si sono già ridotte tra il 10 e il 30%, con conseguente carenza idrica e minor produttività agricola.
(Se vi state chiedendo cosa c’entra il cambiamento climatico con il Black Friday, continuate a leggere..)
Secondo l’ultimo rapporto dell’International Solid Waste Association (l’associazione mondiale che riunisce gli operatori del settore trattamento e smaltimento rifiuti), attualmente nel mondo vengono prodotti circa 4 miliardi di tonnellate di rifiuti ogni anno. Metà di questi rifiuti sono prodotti da noi consumatori, mentre l’altra metà è prodotta dalle attività industriali che producono futuri rifiuti per noi. Entro qualche anno la produzione di rifiuti aumenterà del 50%, ma pensate che già oggi abbiamo un’isola di rifiuti nell’Oceano Pacifico che è potenzialmente più grande degli Stati Uniti. Sì, perché la metà della popolazione mondiale non ha accesso ai servizi di gestione dei rifiuti, ciò significa che vengono abbandonati dove capita e, presto o tardi, finiscono in mare. L’abbandono dei rifiuti non è tuttavia una prerogativa del Terzo mondo, l’Italia è il terzo paese del Mediterraneo per dispersione di rifiuti in mare, con la bellezza di 90 tonnellate al giorno, l’equivalente di 10 camion che ogni mattina svuotano il loro carico in mare. Ne abbiamo parlato qui.
Credete che la produzione di rifiuti abbia un impatto ridotto sui cambiamenti climatici? Beh, dovreste ricredervi, sappiate che il solo settore tessile immette in atmosfera, ogni anno, la bellezza di 1,2 miliardi di tonnellate di CO₂, ovvero più di tutti i voli aerei internazionali e delle navi mercantili combinati.
Non stiamo suggerendo di smettere di comprare vestiti e girare nudi. Qui da noi c’è chi grida allo scandalo per l’allattamento al seno, in pochi minuti arriverebbe la polizia con una denuncia per oltraggio al pudore. Tuttavia una scelta sostenibile è possibile e necessaria.
Iniziamo a pensare come se il nostro portafoglio fosse la matita che utilizziamo nei seggi elettorali, abbiamo la possibilità di continuare a legittimare le grandi catene che contribuiscono all’effetto serra, oppure possiamo fare una scelta di cuore (ma anche di testa) acquistando prodotti biologici, a chilometro zero e con imballaggi sostenibili o, meglio ancora, aderire al #GreenFriday la campagna lanciata dai Verdi che ci consiglia sei azioni green a impatto zero.