Se lo abbiamo detto cento volte (non credo ma tutto è possibile) lo diremo altre cento volte: ogni giorno possiamo migliorare la nostra impronta ecologica, la nostra carbon footprint, anche solo partendo con gesti apparentemente innocui. Un esempio: se lasciate la pentola sul fuoco per far bollire l’acqua e vi riaffacciate in cucina dopo mezz’ora è molto probabile che al vostro ritorno parte dell’acqua sia evaporata e dovrete rimetterne altra col risultato che avrete sprecato sicuramente acqua e gas, e con molta probabilità anche tempo.
Un altro modo per ridurre il vostro impatto sull’ecosistema è dire addio al CONCETTO di usa e getta e di monouso, cioè all’idea che un qualsiasi oggetto debba essere utilizzato una volta soltanto per poi essere gettato via. Posate, bicchieri, cannucce, tovaglioli e via discorrendo.
Vi ho già anticipato che in Europa ci stiamo muovendo a passo spedito per rendere la nostra economia ‘sostenibile’, potete leggere la presa di posizione delle nostre istituzioni qui. Ma non solo a suon di leggi si fa la storia, anche l’iniziativa dei privati come consumatori, professionisti o realtà industriali, ha un peso considerevole.
Un esempio che vi voglio portare oggi è quello di una piccola start up che ha sviluppato un particolare tipo di imballo riutilizzabile e sostenibile da utilizzare al posto della pellicola trasparente per alimenti.
La pellicola trasparente per alimenti, infatti, non è la scelta migliore sotto più punti di vista: prima di tutto alcuni studi pare abbiano rilevato come -venendo a contatto col cibo- rilasci delle sostanze che per la nostra salute non sono proprio il massimo, come ad esempio le tanto chiacchierate microplastiche, e poi si tratta pur sempre di plastica quindi c’è il problema della filiera produttiva e dello smaltimento.
A scanso di equivoci mi preme chiarire che nessuno ci paga, e che non ho fatto test di laboratorio rigorosi prima di scriverne, ma l’intento qui non è quello di fare pubblicità a qualcuno o qualcosa, bensì quello di suggerire qualche riflessione.
Il prodigio in discorso, ve la faccio breve, è un panno realizzato in cotone organico, cera d’api, olio di jojoba e resina naturale ricavata dagli alberi, quindi tutti prodotti -in linea di massima- 100% sostenibili. L’utilità è presto svelata, con Bee’s Wrap, nome assai eloquente per chi mastica un minimo di inglese, si possono conservare alimenti di qualunque tipo, dal pane alla verdura passando per il pranzo a porter, e quando avete finito di utilizzare Bee’s Wrap gli date una lavata sotto l’acqua e siete a posto. Se tutto ciò non vi sembrasse abbastanza, stando ai suoi produttori a fine ciclo il panno può essere facilmente compostato, quindi la usate finché potete e poi ciao, la buttate nel bidone dell’umido e la biodegradazione farà il resto.
Io lo so che non esiste la panacea universalis, ma l’ingegnosa trovata di chi ha realizzato Bee’s Wrap torna a suggerirci che un’alternativa è possibile e cambiare le nostre cattive abitudini non richiede un sacrificio inumano, basta fare un passo alla volta.
E a proposito di piccoli sforzi quotidiani, come siete messi oggi a raccolta differenziata?